The world over, people using the Internet click on the same icons, use the same shortcuts in email and chats, connect with people through the same Facebook modalities. This is the globalization of minds. In the process of the digitalization of reality, regardless of content, we use predominantly the same limited mental channels and interact with the same tools.
We bring the same attitudes, gestures and procedures to working, dating, shopping, communicating with friends, sexual arousal, and scientific research. And most of these activities are impoverished by this phenomenon. Everything is seen as an information system, from the digitalization of territory (like Google Earth and augmented realities software) to our biology.
Judæo-Christian culture places nature and the world of matter at man’s disposal. Acting on them is a way to garner good deeds and regain the lost perfection of Eden. In this culture that has considered miracles as proof of the existence of God, we have developed technologies that resemble the miraculous and the divine. We are compelled to welcome the advent of new technological tools with the rhetoric of peace, progress, prosperity and mutual understanding.
The telegraph, telephone, radio, TV and other media have been regarded as tools for democracy, world peace, understanding and freedom of expression. The Internet is just the latest in a succession of promising messiahs. Yet we don’t have more democracy in the world. In fact, big media and big powers are even stronger, while freedom of expression has ceded to control by corporations and governmental agencies.
The Internet, like TV, is entertaining, dumbing people in their own separate homes where they will be unable to question the system. More than TV whose attractions are framed between the beginning and ending time of a show, the Internet, video games and smartphones have no structural pauses or endings. Hooked on a “real-time” stream of information, they take us farther away from both the real and the appropriate time frames.
The Internet might already be the new soma for a society experiencing economic and environmental degradation. But with the huge economic and psychological interests connected to it, criticizing its effect is akin to cursing God.
In tutto il mondo, chi usa Internet clicca sulle stesse icone, usa le medesime scorciatoie linguistiche nelle email e nelle chat, si connette con gli altri attraverso le stesse modalità di Facebook. Questa è la globalizzazione delle menti. Nel processo di digitalizzazione della realtà, a prescindere dai contenuti, usiamo prevalentemente gli stessi limitati canali mentali e interagiamo con gli stessi strumenti.
Portiamo gli stessi atteggiamenti, gesti e procedure nel lavoro, nelle relazioni, nello shopping, nella comunicazione con gli amici, nell’eccitazione sessuali e nella ricerca scientifica. Con il risultato che ognuna di tali attività viene impoverita da questo fenomeno. Tutto viene visto come un sistema informativo, dalla digitalizzazione del territorio (come Google Earth e i software di realtà aumentata) alla nostra biologia.
La cultura giudeo-cristiana mette la natura e il mondo materiale a disposizione dell’uomo. Agire su di essi è un modo per compiere opere buone e riacquistare la perfezione perduta dell’Eden. In questa cultura che ha considerato i miracoli prove dell’esistenza di Dio, abbiamo sviluppato tecnologie che ricordano il miracoloso e il divino. Quindi ci sentiamo costretti a salutare l’avvento di nuovi ausili tecnologici con la retorica della pace, del progresso, della prosperità e della comprensione reciproca.
Il telegrafo, il telefono, la radio, la TV e altri media sono stati considerati strumenti della democrazia, della pace mondiale, della comprensione e della libertà d’espressione. Internet è solo l’ultimo di una serie di messia dalle facili promesse. Tuttavia, non abbiamo una quantità maggiore di democrazia nel mondo. In realtà, i media e i poteri forti sono più forti che mai, mentre la libertà di espressione è stata rimodellata dal controllo da parte delle imprese e dei governi.
Internet, come la TV, si sta trasformando in un intrattenimento che rincoglionisce la gente nel chiuso delle loro case, dove sarà incapace di mettere in discussione il sistema. A differenza della TV, le cui attrazioni sono comunque comprese tra l’inizio e la fine di uno show, Internet, i videogame e gli smartphone non hanno pause o conclusioni strutturali. Agganciati a un flusso continuo di informazioni “in tempo reale”, ci allontaniamo ancora di più dal tempo disponibile e dal reale.
Forse Internet è già il nuovo soma di una società fortemente degradata dal punto di vista economico e ambientale. Ma visti i grandi investimenti economici e psicologici connessi alla Rete, criticarne gli effetti è come maledire Dio.