“All that once was directly lived has become representation. . . . The real consumer has become a consumer of illusions” (Guy Debord, 1967).
The Situationists, an international revolutionary group of the ’50s critical of capitalist culture, spoke of “The Society of the Spectacle” – which alienated people through a mediated and commoditized social envinroment.
Media and products, in the Situationists’ view, dull the audience and control desire. Half a century later, we have newly created media with greatly expanded scope –which reinforce the Situationists’ principles. In the new digital millennium it seems that desires are not controlled, yet are accepted as long as there is a market product associated with it, channeled through and stimulated by the media.
Situationists perceived that in capitalism, emotions become transmuted into market products – and we have to pay up to redeem our emotions. The market, as they saw it, first takes away our real needs for connection and authenticity, then offers a pale reflection of the real – making us always thirsty for a real which will never come.
The need for connection today is expressed through social networks which appear free and democratic. Yes, many Internet services are free of charge, but if we calculate hardware, software, the Internet connection – plus our time and attention – the cost must be reconsidered.
Moreover, the Situationists observed that people in our society are programmed to live a life that is merely a representation of a real life. Through technology needs have been created in order to sell solutions. And the hi-tech market doesn’t even require much in the way of commodities any more, since it is represented digitally – making Debord’s words about becoming consumers of illusions blatant.
“Once we have surrendered our senses and nervous systems to the private manipulation of those who would try to benefit from taking a lease on our eyes and ears and nerves, we don’t really have any rights left” (McLuhan, Understanding Media, 1964).
“Tutto quello che una volta era vissuto direttamente ora è diventato una rappresentazione… Il consumatore reale si è trasformato in un consumatore di illusioni” (Guy Debord, 1967).
I Situazionisti, un gruppo rivoluzionario internazionale degli anni Cinquanta, molto critico verso la società capitalista, parlavano della “Società dello Spettacolo”, la quale alienava le persone attraverso un ambiente sociale mediato e mercificato.
I media e le merci, secondo le idee dei Situazionisti, ottundevano il pubblico e controllavano il desiderio. Mezzo secolo dopo, abbiamo creato dei nuovi media con un campo d’azione più vasto, che rendono ancora più valide le affermazioni dei Situazionisti. Nel nuovo millennio digitale, sembra che i desideri non siano controllati, ma accettati fintantoché possono venire associati a un prodotto esistente nel mercato, incanalati e stimolati dai media.
I Situazionisti percepirono che nel capitalismo le emozioni vengono trasformate in prodotti di mercato, e che per recuperarle dobbiamo pagare. Il mercato, così pensavano, ci privava innanzitutto di relazioni interpersonali e di autenticità, poi offriva un pallido riflesso del reale, rendendoci in tal modo affamati di un’autenticità che non avremmo mai trovato.
Il bisogno di rapporti, oggi, trova espressione nei social network, che sembrano liberi e democratici. Certo, molti servizi Internet sono gratuiti, ma se prendiamo in considerazione l’hardware, il software, la connessione Internet – più il nostro tempo e la nostra attenzione – il calcolo dei costi cambia.
In più, i Situazionisti osservarono che i membri della nostra società erano programmati per vivere una vita che di fatto fosse una rappresentazione della vita reale. Attraverso la tecnologia, sono stati creati dei bisogni per poter vendere delle soluzioni. E il mercato hi-tech non richiede più nemmeno molte merci, in quanto esiste digitalmente. In tal modo, l’affermazione di Debord sull’essere divenuti consumatori di illusioni è divenuta fin troppo evidente.
“Una volta che abbiamo consegnato i nostri sensi e i nostri sistemi nervosi alle manipolazioni di coloro che cercano di trarre profitti prendendo in affitto i nostri occhi, le orecchie e i nervi, in realtà non abbiamo più diritti.” (McLuhan, Gli strumenti del comunicare, 1964).