Since the beginning, Internet has been regarded as an instrument of democracy and Internet activism grew over the years. The Net is considered a decentralization tool that gives the power back to small groups and individuals.
But are we really empowered through technology? The 60’s students’ movement was very influential in society and well organized, maybe not even in spite of the lack of technologies but because of that lack. People had to rely on personal connections.
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Sin dall’inizio, Internet è stata considerata uno strumento di democrazia, e l’attivismo legato a Internet è cresciuto nel corso degli anni. La Rete viene vista come un mezzo di decentralizzazione, che restituisce il potere agli individui e ai piccoli gruppi.
Ma Internet aumenta davvero il nostro potere? Il movimento studentesco degli anni ’60 era ben organizzato e molto influente nella società, e forse questo non avveniva nonostante l’arretratezza tecnologica, ma grazie a essa. La gente doveva fare affidamento sui contatti personali.
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Even before the popularization of the Internet, Jerry Mander wrote:
Computers have made it possible to instantaneously move staggering amounts of capital, information and equipment throughout the world, giving unprecedented power to the largest institutions on the earth. In fact, computers made these institutions possible. Meanwhile, we use our personal computers to edit our copy and hook into our information networks – and believe that makes us more powerful. Jerry Mander. In the absence of the sacred. Sierra Club. San Francisco. 1991
Since the beginning, Internet has been regarded as an instrument of democracy and Internet activism grew over the years. The Net is considered a decentralization tool that gives the power back to small groups and individuals. Internet offers a place to distribute words, images, sounds and videos, a place to meet like-minded people and to organize groups for certain aims. Ideas can be spread easily through the net and everybody can do that with a relatively small economical cost.
All well and fine but there’s something missing here. I am too young to have been part of the 60’s political movements, but old enough to have been part of the late 70’s movements as a teenager. The Internet hardly existed then, only a few academic institutions had it, cell phones didn’t exist, faxes were only available to big companies. There were just ordinary telephones, but we didn’t even use them that much.
Even so, whenever there was a gathering, assembly or rally, every student knew about it. We were writing posters on the school entrance, talking in school assemblies but mainly we heard about it through the grape vine. The dark side of the student’s movement was present as well, as sometimes people would degenerate in imposing points of view and some groups were even using violence, but in the high majority of cases the movement was about the passion to act for a better and just world. That passion was contagious; we could feel the collective energy and feel part of something bigger. Of course the ego of the people was involved as well and there were power trips on every side of the political spectrum but there was also a genuine interest in the collective and in global justice beyond personal interest.
The students’ movement was very influential in society and well organized, maybe not even in spite of the lack of technologies but because of that lack. People had to rely on personal connections. No cultural or social transformation in history needed much technology or even a large number of people. Its clichéd to say it but the transmission of individual values and ideas through personal contacts can light the fire much easier than any forum, web site or online video.
Could it be that we pulled the wool over our own eyes in imagining that we can enpower ourselves and spread our ideas through blogs, show our creativity through Myspace, build a community through social networking sites, transform society through forum participations? Big media offline are even bigger online. Could it be that we deluded ourselves in thinking that we are empowered and can be as influential as the big corporations? It doesn’t seem to me that central governments or big corporations have lost any power since the Internet became universally available.
Even though Internet can bring people together on the same site and everybody can raise their voice with little effort and can be heard by many people, the information overload, the emphasis on individual narcissistic representation and the intrinsic divided attention modality due to the number of windows competing with each other, makes the net a more difficult place to convey messages that reach people deeply in their conscience. Even when people are touched in their minds, in most of the cases this doesn’t match with real action; the information in most cases doesn’t go beyond the intellectual and mental level. The medium can foster global indifference, with a detached participation and attention divided between too many inputs. While global warming is accelerating and the Iraq war produces more victims nothing much clicks inside except for the mouse buttons.
See also:
Neural reflexes and reflections on meditation
Disembodying at broadband speed
The Tibetan watch: how a spiritual teacher learned about technology in the West
Computer addiction as survival for the ego
Programming and self de-programming
Wireless communication and reality mining as a reflection of pervasive consciousness
Biotech as an information system
Virtual worlds, mirror worlds, Second Life: backing up the messed planet
Mechanisms, mysticism and Amazon Mechanical Turk
Downloading our life on Internet
Google, privacy and the need to be seen
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Già prima che Internet si diffondesse, Jerry Mander scriveva:
I computer hanno reso possibili spostamenti di incredibili quantità di capitale, informazioni e attrezzature in tutto il mondo, dando alle maggiori istituzioni del pianeta un potere senza precedenti. In realtà, sono stati i computer stessi a rendere possibili queste istituzioni. Nel frattempo, noi usiamo i personal computer per correggere i nostri testi e accedere ai network di informazioni, credendo che tutto ciò aumenti il nostro potere. Jerry Mander. In the absence of the sacred. Sierra Club. San Francisco. 1991
Sin dall’inizio, Internet è stata considerata uno strumento di democrazia, e l’attivismo legato a Internet è cresciuto nel corso degli anni. La Rete viene vista come un mezzo di decentralizzazione, che restituisce il potere agli individui e ai piccoli gruppi. Internet rappresenta un luogo per diffondere parole, immagini, suoni e video; un punto dove incontrare persone dalle idee simili e organizzare gruppi con determinati scopi. Le idee possono diffondersi facilmente nella Rete e tutti possono partecipare con un costo relativamente basso.
Sembrerebbe tutto perfetto, ma c’è qualcosa che non va. Io sono troppo giovane per aver partecipato ai movimenti politici degli anni Sessanta, ma sono vecchio abbastanza per aver partecipato – da teenager – ai movimenti della fine degli anni Settanta. All’epoca Internet non esisteva (oppure la possedevano solo poche istituzioni accademiche), né c’erano i cellulari, mentre i fax erano accessibili solo alle grandi aziende. Esistevano unicamente i normali telefoni, ma non usavamo molto nemmeno quelli.
Tuttavia, ogni volta che c’era un raduno, un’assemblea o una manifestazione, tutti gli studenti lo sapevano. Affiggevamo poster agli ingressi della scuola, parlavamo nelle assemblee scolastiche, ma soprattutto usavamo il passaparola. Il movimento studentesco aveva anche un lato oscuro: talvolta la situazione degenerava e qualcuno imponeva il suo punto di vista, oppure alcuni gruppi giungevano a usare la violenza, ma nella maggior parte dei casi il movimento era animato solo dalla passione di fare qualcosa per creare un mondo giusto e migliore. Quella passione era contagiosa: potevamo avvertire l’energia collettiva e ci sentivamo parte di qualcosa di più grande. Naturalmente, l’ego delle persone restava e si vedevano trip di potere in ogni parte dello schieramento politico, ma c’era anche un interesse sincero verso il collettivo e la giustizia globale, al di là dell’interesse personale.
Il movimento studentesco era ben organizzato e molto influente nella società, e forse questo non avveniva nonostante l’arretratezza tecnologica, ma grazie a essa. La gente doveva fare affidamento sui contatti personali. Nella Storia, nessuna trasformazione culturale o sociale ha avuto bisogno di molta tecnologia, né di un grande numero di persone. È banale dirlo, ma la trasmissione delle idee e dei valori individuali tramite contatto diretto può accendere il fuoco interiore molto più di qualsiasi forum, sito web o video online.
È possibile che ci siamo ingannati quando pensavamo che potevamo avere più potere per esprimere e diffondere le nostre idee attraverso i blog, mostrare la nostra creatività tramite Myspace, costruire una comunità attraverso i siti di social networking, trasformare la società tramite la partecipazione ai forum? I grandi media offline sono ancora più grandi online. Può essere che ci siamo illusi quando pensavamo di poter avere lo stesso potere e la stessa influenza delle grandi aziende? Non mi sembra che queste ultime o i governi centrali abbiano perso potere da quando Internet è diventata alla portata di tutti.
Anche se Internet può fare incontrare molte persone sullo stesso sito e chiunque con poco sforzo può comunicare con molte persone, il sovraccarico di informazioni, l’accentuazione del narcisismo individuale e il tipo particolare di attenzione divisa dovuta alla grande quantità di finestre aperte in competizione tra loro, rendono la Rete un luogo in cui è difficile trasmettere messaggi che scendano in profondità nella coscienza delle persone. Anche quando la mente della gente resta colpita, è raro che ciò si traduca in un’azione reale: nella maggior parte dei casi, l’informazione non va oltre il livello mentale e intellettuale. Questo mezzo d’informazione può provocare l’indifferenza globale, una partecipazione distaccata e un’attenzione divisa tra troppi stimoli. E mentre il surriscaldamento globale aumenta e la guerra in Iraq produce sempre più vittime, dentro di noi l’unico “click” che scatta è quello del pulsante del mouse.
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